La crisi scaturita dalla pandemia globale e dalla guerra ha compromesso la sovranità alimentare di interi paesi, colpendo in particolare quelli più poveri.
La coltivazione dei campi ha perso la sua funzione primaria – nutrire le comunità – per rispondere alle esigenze del mercato. Paesi dove l’agricoltura è nata, come l’Egitto, rischiano di rimanere senza pane perché non possono importare il grano. Oltre al fatto che il prezzo delle materie prime e degli alimenti continua ad aumentare in maniera esponenziale come diretta conseguenza delle speculazioni finanziarie.
Una soluzione per uscire da questo circolo vizioso esiste, ed è quella di tornare a consolidare e valorizzare i sistemi di produzione locali. Ci sono già tanti esempi positivi, proprio a partire dal settore cerealicolo: comunità locali che coltivano varietà di grano autoctone, producono farine, pane e pasta di qualità. Non sono realtà “di nicchia”. Sono fari nella notte, e indicano la strada.
Intervengono:
- Olena Motuzenko, docente di turismo e geografia alla National University of Kyiv Taras Shevchenko e professore ospite all’Università di Camerino, Italia
- Rosario Floriddia, agricoltore e titolare dell’Azienda Agricola Bio Floriddia, di Peccioli.
- Barbara Massaad, attivista di Slow Food, autore, fotografa, consulente alimentare e condutttrice televisiva.
- Ghulam Rasoul Samad, professore del Dipartimento di Orticoltura, Facoltà di Agraria, Università di Kabul.
Modera:
- Nick Jacobs, direttore di IPES-Food, il gruppo internazionale di esperti sui sistemi alimentari sostenibili, esperto in politiche agroalimentari, commerciali e di sviluppo, con un background in media, comunicazione e ricerca politica.
L’evento è a partecipazione libera fino a esaurimento posti. È consigliabile presentarsi in Arena 10 minuti prima dell’inizio.
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