In occasione dell’inaugurazione di Terra Madre, pubblichiamo l’intervista integrale rilasciata il 22 settembre a La Stampa da Edward Mukiibi, presidente di Slow Food.
Racconta Edward Mukiibi: «Ieri sono andato a Parco Dora, mentre erano in corso gli allestimenti per questa edizione di Terra Madre che inizia oggi e si preannuncia piena di energia, di novità, di entusiasmo e di idee. Guardavo le delegazioni arrivare con il loro carico di prodotti e materiali, il pass al collo, e pur nella fretta e nella confusione che sempre caratterizza la vigilia di un così grande evento, risuonavano i saluti e vedevo nei loro occhi la gioia di ritrovarsi».
«La mia prima volta a Terra Madre è stata nel 2008, facevo parte della delegazione ugandese e arrivavo a Torino con gli altri attivisti africani: avevo da poco scoperto Slow Food nell’ambito delle mie ricerche sulla biodiversità e i sistemi alimentari tradizionali. Quell’esperienza di cinque giorni mi ha cambiato la vita: mi sono sentito come se le mie preoccupazioni fossero finite, perché ho trovato lì riunite così tante persone che parlavano di ricostruire i loro sistemi alimentari, della necessità di tutelare i paesaggi, dei sistemi agroecologici, di un modello di produzione del cibo diverso, finalmente alternativo rispetto a quello in voga all’Università in Uganda dove ho studiato agronomia. Lì tutto girava intorno ai sistemi convenzionali, alle sementi ibride, all’uso della chimica e all’agribusiness. Finalmente a Terra Madre incontravo persone che parlavano di educazione alimentare e di orti, che avevano le mie idee. Con loro ho condiviso le mie esperienze e da quel momento non mi sono più sentito solo».
Le comunità a Terra Madre
«Terra Madre, che negli anni si è trasformata in una rete di comunità costantemente in contatto tra loro, è diventata una grande famiglia allargata per me, e non può essere dissociata dalla città di Torino e dal Piemonte, una regione dove ho vissuto per due anni l’esperienza straordinaria dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. La sensazione di essere a casa mi viene anche dal rapporto con le famiglie di Torino e del territorio circostante, che negli anni hanno ospitato me e gli altri delegati».
Le sfide da affrontare
«Il piacere di ritrovarci di nuovo, di incontrare il pubblico che arriva al Parco Dora in questi giorni, non cancella comunque la consapevolezza che viviamo momenti difficili e densi di avvenimenti drammatici, con guerre, degrado ambientale, perdita di biodiversità e la crisi climatica che colpisce duramente in Italia, in Pakistan ma anche in tante altre regioni del mondo. Sono proprio le comunità del cibo a raccontarcelo, perché ne fanno esperienza quotidiana. Sono loro, le comunità che in queste ore discutono, offrono i loro prodotti dietro agli stand, confrontano esperienze, interpellano i rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee qui presenti, ascoltano esperti internazionali arrivati da tutto il mondo, sono loro le protagoniste: affermano da qui, con forza, il loro ruolo nell’affrontare le crisi attuali».
Il tema della Rigenerazione
«Come nuovo presidente di Slow Food, ma prima ancora come giovane agricoltore del continente africano, sono orgoglioso vedendo la determinazione e la costanza nel portare avanti l’impegno per la rigenerazione, tema attorno al quale ruotano tutti gli eventi di Terra Madre. Abbiamo scelto il tema della rigenerazione perché è di questo che abbiamo urgentemente bisogno, Parco Dora è la location perfetta per affrontarlo: un’ex area industriale restituita alla collettività e alla fruizione degli spazi naturali».
«Parlerò molto nei prossimi giorni di questo concetto, e lo farò cercando di far arrivare lontano, attraverso la mia, la voce di tante comunità locali, profondamente legate alla terra e al cibo che producono, che si tratti della mia Africa oppure del Giappone, delle Filippine, degli Stati Uniti, dell’Europa o di tutta l’America Latina. Spesso le comunità locali sono ignorate: a Terra Madre invece ne portiamo migliaia, le mettiamo al centro e raccontiamo le loro storie, facciamo assaggiare i loro prodotti, spieghiamo alla gente le ragioni per cui è grazie a loro che l’umanità si nutre» conclude Edward Mukiibi.