A Parco Dora in mostra pani, legumi, frutta secca e spontanea da tutto il mondo
Slow Food lavora da oltre trent’anni per garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti e lo fa attraverso progetti, azioni ed eventi che rispondono ai tre pilastri attorno a cui è costruita. Il primo di questi pilastri è la tutela della biodiversità.
Slow Food e la tutela della biodiversità
Spiegarla in due parole sarebbe piuttosto riduttivo, ma a chi ce lo chiede ci piace definirla come la più grande ricchezza del nostro pianeta. Una ricchezza che non ha a che vedere con il denaro e con l’opulenza, bensì con la vita: biodiversità è l’insieme di ciò che è vivente e di tutto quello che riguarda ciò che sulla Terra è vivo. Un po’ vago, non trovate? Allora restringiamo il campo: Slow Food si occupa di alimentazione, il che aiuta a inquadrare meglio ciò di cui parliamo.
Biodiversità è quindi l’essere umano e la sua cultura gastronomica, le sue tradizioni, le pratiche agricole e di allevamento affinate in migliaia di anni. Biodiversità è anche il mondo vegetale: quello che coltiviamo per essere mangiato e quello che portiamo in tavola senza che l’uomo lo abbia coltivato – erbe, piante, bacche spontanee –, ma anche il mondo vegetativo che non consumiamo, ma che è indispensabile per far funzionare al meglio l’agricoltura e gli ecosistemi. Un esempio per tutti: cespugli, prati, alberi che con il loro nettare attirano le api per impollinare i fiori delle piante coltivate.
Parlando di api, eccoci al mondo animale: biodiversità è l’insieme di razze e varietà allevate e non, dalle vacche alle galline, dai maiali agli asini, passando per insetti, batteri, lieviti, cioè la biodiversità invisibile che consente al suolo, a sua volta, di vivere, cioè di essere fertile, produttivo.
Perché tutelare la biodiversità, allora? Perché la vita di qualunque essere vivente è legata a quella di migliaia – e ci teniamo bassi coi numeri! – di altri esseri viventi. Biodiversità, infatti, è anche l’insieme delle relazioni e delle interconnessioni tra il vivente. È tutto in equilibrio, o almeno così era e così pensiamo che il pianeta debba essere: ecco, biodiversità è equilibrio: abbiamo trovato una nuova definizione!
Basta parole, meglio passare all’azione
A Terra Madre la biodiversità diventa protagonista de Il sentiero della Biodiversità, un grande spazio espositivo che mette al centro diverse filiere e alcune delle molte reti tematiche che compongono il variegato mondo di Slow Food: Slow Grains, Slow Beans, la neonata rete dei castanicoltori e tanti Presìdi Slow Food.
Se biodiversità vi sembra ancora un concetto un po’ troppo astratto, a Terra Madre Salone del Gusto 2022 è possibile immergersi dentro. Il percorso dedicato alla Biodiversità è uno spazio di approfondimento allestito all’interno di Parco Dora dedicato a tre filiere che hanno un significato particolare per la rigenerazione.
La prima filiera è quella di grani, pani e farine, simbolo di rigenerazione sociale e dalla forte valenza politica. A Terra Madre infatti parlare di pani – ma anche di cous cous, chapati, tapioca, injera.. e farine di mais e manioca – vuol dire parlare di accesso al cibo per tutti. La guerra in Ucraina – uno dei più grandi granai del mondo – ha causato l’interruzione delle esportazioni verso decine di Paesi che oggi rischiano di affrontare una crisi alimentare dovuta alla carenza di grano.
A Terra Madre parliamo di grano, di farine e di pane grazie agli esperti e ai produttori della rete Slow Grains, andando alla scoperta di varietà che, oltre a essere buonissime, rappresentano filiere economiche sostenibili, favoriscono lo sviluppo di comunità locali e generano ricadute positive su territori marginali.
La seconda filiera riguarda i legumi. Fanno benissimo a chi li mangia e al suolo perché sono in grado di catturare l’azoto presente nell’aria e immagazzinarlo nel terreno. E l’azoto, in agricoltura, serve davvero tanto: i legumi svolgono un gran lavoro che altrimenti tocca far fare ai fertilizzanti chimici, che sfortunatamente hanno parecchie controindicazioni per la salute dell’uomo e del pianeta.
I legumi, invece, sono buoni, molto versatili in cucina e dalle proprietà nutrizionali eccellenti. Noi di Slow Food ne promuoviamo il consumo attraverso la rete Slow Beans, di cui fanno parte decine di produttori in Italia e non solo, e la campagna di sensibilizzazione rivolta alle municipalità Let it Bean.
La terza filiera riguarda la frutta secca e spontanea. All’inizio scrivevamo del mondo della vegetazione selvatica: eccola! Quest’area di Terra Madre ci aiuta a parlare di rigenerazione dei boschi: le castagne, ad esempio, sono una risorsa importante per le aree montane e la castanicoltura ha dato da vivere a intere generazioni, rivelandosi fondamentale per evitare che le terre alte vengano abbandonate del tutto.
Insomma: parliamo di piante che salvaguardano l’integrità ecologica del paesaggio, proteggono il suolo, conservano il patrimonio boschivo e catturano l’anidride carbonica. Ma non solo, tra i frutti che si possono conoscere in quest’area, come nelle altre due, ci sono anche i Presìdi Slow Food, tra cui il pistacchio di Bronte, la noce sorrentina, e le mandorle di Noto e di Toritto.