In tutta Europa occupano una superficie equivalente alla Francia e quelli più floridi si trovano in Irlanda, Spagna e Portogallo. Sono fondamentali per mantenere la biodiversità – sia vegetale che animale -, per l’alimentazione degli animali che se ne nutrono e di conseguenza per il loro benessere, e naturalmente per la produzione dei formaggi sani e buoni, ricchi di complessità aromatiche e gustative. Eppure stanno via via scomparendo a causa dell’abbandono delle campagne, del consumo di suolo e dell’intensificazione dell’attività agricola.
Non tutti i prati sono uguali. Ce ne sono alcuni davvero preziosi, vere e proprie oasi di biodiversità.

Stiamo parlando dei prati stabili, meglio definiti come prati permanenti seminaturali, terreni creati nel corso di migliaia di anni dall’uomo grazie al pascolamento degli animali. Sono prati naturali, non seminati, fondamentali per conservare la biodiversità vegetale e animale: richiamano infatti, moltissimi insetti, fondamentali per l’impollinazione, che a loro volta attirano altri animali, come ad esempio gli uccelli e tutti gli altri predatori.
Nel prato stabile non viene effettuato nessun trattamento chimico, e non vengono spruzzati diserbanti o antiparassitari. Immaginatelo come un grande campo agricolo naturale costituito da diverse specie di erbe che crescono in modo spontaneo e per propagazione.
I prati stabili sono importanti serbatoi di carbonio e costituiscono inoltre opportunità economiche per le montagne e le terre ai margini. Dove c’è un prato ben gestito, è più difficile che divampi un incendio o che la neve scivoli e provochi slavine. Ma soprattutto, il latte e i formaggi degli animali nutriti con erba e fieni di prati stabili sono ricchi di aromi, molecole antiossidanti e hanno un eccezionale rapporto fra acidi omega-3 e omega-6.
Negli ultimi 60 anni la loro superficie si è ridotta progressivamente: in montagna per lo spopolamento e l’abbandono, in pianura perché le monocolture e il cemento hanno invaso i terreni.

Dal 1969 a oggi sono stati cancellati all’incirca centodiecimila chilometri quadrati di prati stabili: per dare l’idea, è come se la Bulgaria (intesa come superficie equivalente) fosse sparita.
Per invertire direzione, Slow Food lancia un nuovo, importante progetto sostenuto da Eataly, Salviamo i prati stabili e i pascoli, con l’intento di coinvolgere gli allevatori delle pianure, incoraggiandoli a riconvertire i terreni sfruttati dalle monocolture e gli allevatori che custodiscono le praterie sulle montagne, sugli altipiani, sulle colline, nelle aree più marginali, riconoscendo e valorizzando il loro prezioso lavoro di conservazione ambientale.
Parleremo delle azioni intraprese e in programma nella conferenza di presentazione del progetto prevista nell’ambito di Terra Madre Salone del Gusto 2022, il 23 settembre alle ore 16.30 presso il museo A come Ambiente (corso Umbria 90, Torino).
Il progetto “Salviamo i prati stabili e i pascoli” è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) e il Dipartimento di Scienze Veterinarie (DSV) dell’Università di Torino, l’Università di Palermo, l’Institut Agricole Régional della Valle d’Aosta e la Fondazione Mach. I Partner tecnici sono Agricoltura Simbiotica e il Laboratorio Chimico della Camera di Commercio di Torino.