Sta a noi scegliere: il futuro visto con gli occhi dell’economista Raj Patel

09 Agosto 2022

Spesso, pur consapevoli di trovarsi in difficoltà, è difficile trovare la volontà, la forza, la capacità e la competenza per reagire. Si rimane fermi, con l’ingenua sensazione che qualcosa cambierà, che qualcuno sceglierà al posto nostro la cosa giusta da fare, la strada da imboccare.

La stessa cosa sta accadendo oggi: ci troviamo nel bel mezzo di una crisi ambientale annunciata da tempo, eppure rimaniamo a osservarne le conseguenze senza che le nostre abitudini si modifichino quanto sarebbe opportuno e necessario. Immobilismo, inazione. Tutto il contrario di ciò che dovremmo fare, che certamente la politica dovrebbe fare, che anche la società civile dovrebbe fare, ma che ognuno di noi innanzitutto dovrebbe fare. 

Agire, dunque. Ma come? Ne abbiamo parlato con Raj Patel, economista, accademico e autore londinese classe 1972 figlio di un padre originario delle isole Fiji e di una madre proveniente dal Kenya.

Dall’abbandono della concezione di cibo come commodity a esperienze di cucina comunitaria, fino alla nascita di imprese che devolvono i propri ricavi a chi che ne ha più bisogno. Esperienze di questo genere sono nate nelle baraccopoli di Durban, in Sudafrica, nei campi di Rio Grande Do Sul, in Brasile, e anche nelle fattorie urbane di Detroit negli Stati Uniti […] Spesso i princìpi che guidano queste esperienze sono frutto della cultura indigena, una scienza antica che può rivelarsi importante anche nel 21esimo secolo […] Sta a noi il compito di scegliere di perseguire questa visione e non un’altra.

Raj Patel

Raj Patel, che ha lavorato alla Banca Mondiale e all’Organizzazione mondiale del commercio sviluppando poi una coscienza critica verso di esse, interverrà a Terra Madre Salone del Gusto in occasione della conferenza intitolata “Io, tu, noi: quando insieme possiamo fare la differenza”. «I cittadini devono dimenticare di essere solo consumatori. La rigenerazione non è una pratica di shopping: spesso si tratta di abbandonare il consumo e l’acquisto per passare alla co-creazione, al dono e alla riparazione. Il consumismo è essenzialmente un’attività individuale, la rigenerazione invece è sempre reciproca, sociale e libera da relazioni di tipo merceologico».

Raj Patel: i frutti della rigenerazione come effetto del consenso democratico

Ha parlato di rigenerazione. Che cosa significa, per lei, questo termine?

La rigenerazione è un progetto radicale fondato sulla cura e sulla riparazione. Quando parlo di cura, mi riferisco all’intera rete della vita, perché tutto è interconnesso. Intraprendere una riparazione, invece, richiede di riflettere sui danni causati dal capitalismo coloniale, agire conseguentemente e fare ammenda alle generazioni sia passate sia future.

In che modo avviare questa rigenerazione?

I frutti della rigenerazione non nasceranno dalle menti degli esperti, ma saranno il risultato del consenso democratico in un contesto di garanzie di diritti e uguaglianza. La democrazia stessa ha subìto un degrado a livello globale, soprattutto con l’ascesa dell’estrema destra. La rigenerazione del suolo, dell’aria, dell’acqua e della rete della vita richiedono la rigenerazione simultanea delle nostre capacità di impegnarci e di confrontarci in modo costruttivo gli uni con gli altri.

Dove prende avvio il processo di rigenerazione? 

La rigenerazione inizia insieme, nei luoghi in cui organizziamo la nostra vita: sul lavoro, in scuole e chiese, nelle cooperative, nei movimenti, all’interno della società. Da questi luoghi, e dai processi di prioritarizzazione, teorizzazione e immaginazione che emergono, può fiorire la rigenerazione. 

Io, tu, noi: quando insieme possiamo fare la differenza – 24 settembre alle 17:30

Il controllo del sistema alimentare, in ogni settore, dalla produzione dei semi a quella di  fertilizzanti e pesticidi, dalla trasformazione alimentare alla vendita, è concentrato nelle mani di poche multinazionali. Come possiamo rigenerarlo grazie alle nostre scelte? Innanzitutto, la buona notizia è che possiamo farlo. Noi cittadine e cittadini abbiamo un potere straordinario come individui, e a maggior ragione come comunità. Con le nostre scelte quotidiane possiamo restituire al cibo la sua funzione originaria: nutrire in modo sano la popolazione, cambiando un sistema tossico pensato esclusivamente per massimizzare i profitti.

Raj Patel partecipa a questa conferenza.

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Il degrado della democrazia è dovuto alla disuguaglianza

In che modo gli attori economici e politici dovrebbero comprendere e promuovere la rigenerazione? 

Il degrado della democrazia è in parte dovuto all’aumento della disuguaglianza, ormai estrema, e alla tolleranza dimostrata verso un potere aziendale incontrollato. I leader aziendali non possono prendere parte a un processo che affronta un problema che loro stessi hanno creato. Il multi-stakerholderismo è una tattica procrastinatoria che ha impedito alla società di affrontare la crisi climatica, ed è ora di abbandonarla.

La rigenerazione è un progetto radicale fondato sulla cura e sulla riparazione. Quando parlo di cura, mi riferisco all’intera rete della vita, perché tutto è interconnesso. Intraprendere una riparazione, invece, richiede di riflettere sui danni causati dal capitalismo coloniale, agire conseguentemente e fare ammenda alle generazioni sia passate sia future.

Raj Patel

Quali sono gli effetti degli attuali sistemi alimentari sulla democrazia, sui diritti e sulla società, e quali dovrebbero essere le linee guida per una nuova era?

Ho già citato l’uguaglianza come principio centrale della nuova era. La pandemia ha rivelato le ingiustizie dell’attuale sistema e le ha esacerbate. Ma nonostante gli orrori causati dal Covid-19, e mi riferisco in particolare alle conseguenze avute nel Sud del mondo, sono nate nuove forme di organizzazione che si fondano su meccanismi di cura e riparazione.

Dall’abbandono della concezione di cibo come commodity a esperienze di cucina comunitaria, fino alla nascita di imprese che devolvono i propri ricavi a chi che ne ha più bisogno. Esperienze di questo genere sono nate nelle baraccopoli di Durban, in Sudafrica, nei campi di Rio Grande Do Sul, in Brasile, e anche nelle fattorie urbane di Detroit negli Stati Uniti.

Ciascuno di questi luoghi è caratterizzato da una chiara comprensione dei problemi che il capitalismo genera e propone una visione di uguaglianza – razziale, di casta, di genere – che punta a un nuovo tipo di futuro. Spesso i princìpi che guidano queste esperienze sono frutto della cultura indigena, una scienza antica che può rivelarsi importante anche nel 21esimo secolo. Modelli di futuro di questo tipo, basati sul post-capitalismo, possono aiutarci a raggiungere una nuova era, ma sta a noi il compito di scegliere di perseguire questa visione e non un’altra.

Terra Madre Salone del Gusto ti aspetta a Parco Dora, Torino, da giovedì 22 a lunedì 26 settembre, con il Mercato di oltre 600 produttori italiani e internazionali, un ricco programma di eventi e spazi espositivi che mettono in luce come il cibo possa essere una preziosa occasione di rigenerazione. #TerraMadre2022 è un evento Slow Food.

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