Pensare il cibo oggi significa pensare la società come un tutto. Con la globalizzazione dell’economia, il cibo ha smesso di essere cibo come lo era prima, come lo è sempre stato nella storia dell’intera umanità.
Ha smesso di avere il valore legato al suo uso, alle sue proprietà intrinseche che riguardano la nutrizione umana, ed è diventato qualcosa di estraneo alla stessa alimentazione. Si è trasformato in due cose, in realtà, entrambe estranee all’alimentazione.
Da una parte il cibo è diventato una commodity, dall’altra parte è diventato agroenergia. Quindi, in quanto agroenergia viene rimosso il valore d’uso del cibo, ovvero la sua proprietà di nutrimento umano. Questo enorme patrimonio carico di riferimenti e rimandi di carattere sociale, geografico, biologico, culturale, che porta con sé una trama fondamentale che è quella della storia. Tutto questo viene rimosso dal cibo, che così si trasforma in una fonte di energia, alimentata a pesticidi.
La conferenza voler bene alla terra, 23 settembre ore 17:30 – Sala Kyoto
Con la promessa di sfamare il mondo, i campi si sono trasformati in monocolture sterminate; le stalle sono divenute lager per la produzione di carne; le reti da pesca sono divenute sempre più capienti e distruttive. Con la promessa di sfamare il mondo, ne stiamo esaurendo le risorse a un ritmo sempre più frenetico. È tempo di tornare a occuparsi della natura restituendole ciò che le abbiamo sottratto. È tempo di fare la rigenerazione. Come?
Larissa Mies Bombardi partecipa alla conferenza Voler bene alla terra insieme a Piero Bevilacqua, Virginie Raisson e Myrna Cunningham.
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Il cibo come agroenergia, il cibo come commodity
L’umanità, nel tentativo di sostituire i combustibili fossili, non ha messo in discussione il suo modello di consumo né, ancor meno, il modello di consumo di questa società, trasformando il cibo in energia. Per altro verso, il cibo è diventato anche una commodity. Le commodities sono merci internazionalmente standardizzate, che possono essere stoccate senza perdere le loro proprietà fondamentali, che possono essere vendute sulla borsa merci e come titoli futures.
Per fare un esempio, in Brasile, oggi, c’è un’area pari a 3,5 volte il Portogallo coltivata solo a soia. La superficie coltivata a canna da zucchero in Brasile è più grande del Portogallo. L’area destinata all’eucalipto ha un’estensione pari a quella del Portogallo. Questo, quindi, ha un impatto territoriale enorme, perché queste monocolture richiedono grandi quantità di pesticidi.
Larissa Mies Bombardi
Oggi, quindi, si può ad esempio comprare un raccolto di soia o di mais senza che la coltivazione sia neppure stata avviata. Così, trasformato in commodity, il cibo diventa una moneta di scambio nell’economia internazionale come tutte le altre – come il petrolio, come il minerale di ferro…
Nell’economia globalizzata importa poco il valore d’uso del cibo, e quello che è successo è che gran parte delle terre di Paesi come il Brasile e altri Stati dell’America Latina, come nel caso di Argentina, Messico, Paraguay, Uruguay… sono diventati, anche questi, territori per la produzione di alimenti che si trasformeranno in commodities.
Tre Portogalli e mezzo di soia in Brasile
Per fare un esempio, in Brasile, oggi, c’è un’area pari a 3,5 volte il Portogallo coltivata solo a soia. La superficie coltivata a canna da zucchero in Brasile è più grande del Portogallo. L’area destinata all’eucalipto ha un’estensione pari a quella del Portogallo. Questo, quindi, ha un impatto territoriale enorme, perché queste monocolture richiedono grandi quantità di pesticidi.
Il Brasile oggi è il maggior consumatore di pesticidi al mondo. Il 20% dei pesticidi commercializzati in tutto il mondo è venduto in Brasile e questo ha un impatto pesante, sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista umano.
Sotto il profilo ambientale, negli ultimi anni si è visto che la soia – io ho mappato il progredire delle colture di soia in Brasile – si è andata espandendo dal sud al nord del Paese e oggi ha raggiunto il cosiddetto arco della deforestazione nell’Amazzonia. Se si guardano le aree del Brasile in cui negli ultimi 10 anni è maggiormente cresciuto l’uso di pesticidi, in termini di aziende agricole che fanno uso di queste sostanze, queste si trovano in Amazzonia.
In Amazzonia, dunque, si individuano due elementi oggi chiaramente connessi, uno è la deforestazione e l’altro è l’uso di pesticidi. Nella mappatura di questi due elementi, è molto chiara la sovrapposizione dei Municipi. Quelli in cui si è deforestato di più sono anche quelli in cui è maggiormente cresciuto l’uso di pesticidi e si trovano tutti nell’arco della deforestazione dell’Amazzonia, ovvero in questa zona interessata dall’espansione agricola anche nota come “frontiera agricola”.
Il primo consumatore mondiale di pesticidi
Questo ovviamente ha a che fare col ruolo che il Brasile e gli altri Paesi dell’America Latina hanno giocato nell’economia mondiale diventando Paesi esportatori di materie prime, e questo ruolo è legato anche all’aumento del consumo di carne a livello mondiale. Quindi la soia in Brasile, oggi, occupa una superficie equivalente al territorio della Germania! Insisto su questo paragone perché mi sembra molto chiaro. La soia in Brasile eguaglia l’estensione dell’intero territorio tedesco! E più del 90% di questa soia è transgenica.
La maggior parte di questa soia viene esportata. Il Brasile esporta gran parte della sua soia verso l’Unione europea e la Cina, che è il primo consumatore mondiale della soia brasiliana. Ma anche l’Unione europea ne importa ed è anche lei un importante partner commerciale per il Brasile in questo senso.
Le monocolture di soia sono una tragedia ambientale ed è anche una tragedia umana. In Brasile ci sono state, tra il 2007 e il 2014, più di 40.000 persone intossicate da pesticidi per uso agricolo. Una parte importante, il 20% della popolazione intossicata in Brasile, sono bambini e adolescenti, da 0 a 19 anni! È un dato assolutamente crudele! Molti neonati, ancor prima d’imparare a camminare sono già intossicati.
Larissa Mies Bombardi
Il fatto di avere una Germania di soia transgenica in Brasile aiuta a capire perché il Brasile è il primo consumatore mondiale di pesticidi. Un quinto del totale dei pesticidi venduti nel mondo è acquistato dal Brasile e questo ha un impatto.
L’impatto ambientale e per la salute dei pesticidi
Ad esempio il Cerrado, cioè la savana brasiliana, ha già subito gli effetti in termini di conseguenze per l’acqua, il suolo e la riduzione della biodiversità… Ora questo impatto ha raggiunto l’Amazzonia brasiliana. Nel Cerrado brasiliano che è l’area del Brasile più impattata dalla produzione di soia, c’è già stata una chiara perdita di biodiversità. Ora vediamo accadere lo stesso anche in Amazzonia.
È una tragedia ambientale ed è anche una tragedia umana. In Brasile ci sono state, tra il 2007 e il 2014, più di 40.000 persone intossicate da pesticidi per uso agricolo. Le persone intossicate si sono avvelenate per il contatto con queste sostanze, o per ingestione, o perché le hanno respirate, o per contatto epidermico… Ma il nostro Ministero della Sanità calcola che per ogni caso di intossicamento ci siano altre 50 persone intossicate di cui il ministero non è a conoscenza. È possibile che in questo periodo, dal 2007 al 2017, ci siano stati più di 2 milioni di persone intossicate dai pesticidi in Brasile e l’aspetto più perverso e crudele, è che una parte importante, il 20% della popolazione intossicata in Brasile, sono bambini e adolescenti, da 0 a 19 anni! È un dato assolutamente crudele! Molti neonati, ancor prima d’imparare a camminare sono già intossicati.
La scomparsa degli alimenti base
Davvero, è una tragedia umana quella che stiamo vivendo a causa di questo modello di agricoltura adottato su scala mondiale. E cosa è successo? Abbiamo assistito all’espansione delle aree coltivate a soia, canna da zucchero, eucalipto e al tempo stesso a una riduzione della superficie destinata ai quattro alimenti base nella dieta della popolazione brasiliana, che sono riso, fagioli, grano e manioca.
Queste aree si sono ridotte del 20, 30 e 40 per cento. Nel frattempo, la superficie della soia è più che raddoppiata negli ultimi anni, e si riesce a capire davvero l’impatto in termini di sicurezza alimentare in Brasile solo se si capisce nell’insieme che cosa significa oggi l’agricoltura su scala mondiale, questo nuovo modello di produzione agricola, che è un modello industrializzato, assolutamente nefasto e pericoloso sia per l’ambiente sia per la salute umana.
Il fatto che Slow Food porti al centro del dibattito il tema dell’alimentazione aiuta la società, intesa come un tutto, ad aprire gli occhi su ciò che significa questo modello di agricoltura, un’agricoltura industrializzata, e il modello di consumo di pesticidi che è estremamente diseguale nel mondo. Dei 10 pesticidi più utilizzati in Brasile, 3 sono proibiti nell’Unione europea, ma sono prodotti da imprese con sede nell’Unione europea. Quindi il dibattito sull’alimentazione fa sì che si possa comprendere la contraddizione di questa società e del suo modello di agricoltura industrializzata.
Larissa Mies Bombardi, estratto della sua Food Talk realizzata per Terra Madre 2020